venerdì 17 maggio 2013

BLOODY HAPPINESS!

Uno sconosciuto conosciuto ad una cena pochi giorni fa, una volta ubriaco, dopo aver chiacchierato un  po', mi ha detto serio: ''tu non sai essere felice''. Ora sorvoliamo sull'alcol e andiamo al punto: vogliamo tutti davvero essere felici? E se la felicità per alcuni fosse essere infelici sempre ma a piccole dosi? Diluire l'amaro col contagocce? Io altrettanto seria ho risposto: '' per me essere felice significa non essere mai più infelice di quello che posso sopportare''. Mi ha guardato perplesso, come se avessi detto qualcosa di inadatto alla leggerezza del momento, alla mia età forse. Felicità non è forse accettare anche i momenti di infelicità e prenderli per quello che sono, porzioni spazio temporali che passeranno comunque, come i momenti belli? Essere felici, inseguire concretamente questo stato dell'essere è davvero sempre conveniente? In teoria si, dico io. In pratica no, nel modo più assoluto. La scelta costante, quotidiana del bene, del giusto in quanto giusto per noi, del bello, della soddisfazione è una scelta faticosa, che si paga con notti insonni, dubbi amletici, incertezze ma non paure. E' così, la conditio sine qua non per essere felici o almeno provarci davvero è non avere paura di esserlo. Quindi ha ragione l'ubriaco, non è che io non voglia esserlo, non so esserlo perchè ne ho paura e questo pone continui ostacoli su più fronti al raggiungimento di quello che dico di volere. Sono fottuta insomma. Ad occhio e croce, dando uno sguardo alle vite altrui credo di essere in buona compagnia. Mi chiedo allora cosa sia a spaventarci tanto, cosa ci intimorisce al punto di barattare la felicità piena per un surrogato minore. Che rischi ha la felicità? La risposta la so, il rischio è l'infelicità e non col contagocce stavolta, non diluita ma tutta d'un fiato. Quell'infelicità che se arriva, quando arriva, non ti avverte, ti lascia lì da solo e non sai che farci perchè a perdita d'occhio vedi solo quella. E come si fa a non averne paura? Il segreto forse allora non è non averne timore ma avere più timore di vivere nella paura, paralizzati. Un grande amore può essere orribile ma sarebbe meno orribile vivere senza? Siamo tutti così combattuti, a volte abbiamo solo bisogno di un po' di sicurezza, fosse pure finta, fosse pure insoddisfacente. E allora qui la scelta di essere infelici sempre ma a piccole dosi, come a volerla prevenire l'infelicità. Come fosse veleno, ne assumiamo un po' ogni giorno sperando di diventare immuni. Ma immuni non siamo mai. Non c'è campagna di prevenzione alla vita. Scegliere questa via è ancor più rischioso perchè l'ondata di sconforto che tanto vorremmo evitare può arrivare comunque e nel frattempo non avremo nemmeno vissuto. E allora bisogna farsi coraggio, del resto gli eroi sono spesso persone che hanno avuto coraggio perchè non avevano altra scelta e in effetti, in questa vita, altra scelta non c'è.

domenica 5 maggio 2013

TRUTH!CAN YOU HANDLE IT?

La verità non è per tutti. E' per chi la sa gestire. Per poter dire una verità bisogna essere più forti di quella verità stessa. Bisogna non temerla, non indietreggiare di fronte al carico di responsabilità che inevitabilmente porta con sè. La verità si sceglie, non è dovuta nè casuale. Non si rivela da sola se non troppo tardi, spesso.
Si può anche scegliere di non sceglierla, di non voler vedere, sapere, affrontare. Si può nasconderla al fine di proteggere o di proteggersi ma funziona davvero? La verità una volta detta o ascoltata ci cambia, irrimediabilmente. Non è una, sono tante in una. La verità è oggettiva e soggettiva insieme, soprattutto è soggetta al tempo. La cambia, il tempo, e quello che era vero può non esserlo più. La verità è un desiderio, una tendenza, è ricerca, azione. E' strana, quando la insegui si nasconde e quando tenti di nasconderla ti viene a cercare. La verità, come l'amore, vuole essere quindi essere rivelata. La verità è luce e tutto ciò che vive alla sua ombra non vive veramente.