martedì 22 gennaio 2013

VERSIONS OF VIOLENCE!

Cosa si intenda comunemente per violenza lo sapete tutti, non occore che io riporti alcuna definizione da vocabolario.
Cosa invece è violenza ma non viene mai classificata come tale, questo mi interessa definire.
Vorrei riflettere insieme su quanto ogni giorno, subiamo e usiamo ''violenze''.
Per dirla con le parole di Alanis Morisette: ''These versions of violence, sometimes subtle, sometimes clear, and the ones that go unnoticed, still leave their mark once disappeared. ''  .. ''Queste varianti di violenza sono a volte deboli, a  volte palesi, e quelle che passano inosservate lasciano ancora il segno una volta scomparse. ''
Per questioni di semplificazione del testo farò una lista di quelle che io reputo ''violenze mascherate''.


COSTRINGERE - FORZARE - IMPORRE: Non parlo di costrizioni fisiche, parlo di binari già pronti, desideri imbustati, pacchetti vita in offerta, obiettivi preconfezionati serviti su piatti d'argento. Ma l'argento, si sa, dopo un po' annerisce. E allora ti ritrovi lì, con una crisi di inizio, mezza, piena età a chiederti se davvero ne vale/valeva la pena di usare il ''precotto'' per non fare lo sforzo di coltivarsi una vita propria, fatta da noi, su misura per noi. Voglio sapere a che prezzo vi siete venduti. Quanto e come si paga la rinuncia ad una vita che ci assomigli. Che segni lascia sul viso quella maschera a pressione? E' ancora possibile toglierla una volta indossata? Quale comodità è così soddisfacente da permettere la rinuncia a se stessi e l'assunzione del ruolo di qualcun'altro? Chi stiamo accontentando, da chi vi siete lasciati forzare? Come vi giustificate con il vostro bambino interiore per averlo abbandonato? E voi, invece, che costringete spacciando le vostre imposizioni per ''saggi consigli'', ''ragionevole buon senso'' siete sicuri di fare del bene? Non vi rendete conto che spesso state solo usando violenza verso le vostre persone più care? E' la vostra esigenza di controllo, sicurezza, che state assecondando non la libertà individuale di chi vi sta vicino.

CHIUDERE - PUNIRE: Si può punire chiudendo o chiudere per punire. E' la stessa cosa. E' l'assenza di perdono. E' il barricarsi dietro mura invalicabili ed avere ugualmente paura. E' il silenzio, spesso. E' togliere cibo all'altro per poi isolarsi e morire di fame. E' l'orgoglio. E' inutile. E' dannoso soprattutto. Questa, come ognuna delle ''violenze mascherate'', ha una duplice direzione. Può essere inflitta ma anche autoinflitta. Non perdoniamo perchè non sappiamo perdonarci. E che male ci fa.


LASCIARE - FUGGIRE: La violenza qui è al massimo del suo potere distruttivo. Lasciare dopo aver lasciato intendere, specialmente, provoca più vittime del fumo. Non credo ci sia niente di peggio di qualcuno che ti entra dentro, scava nei meandri della tua mente, del corpo, del cuore, apre una porta dietro l'altra, ti spoglia fino ad averti nuda, scevra di ogni armatura, difesa,  poi ti guarda, ti gusta un attimo e fugge via. Una persona lasciata si riconosce, ha molto freddo. Chi fugge sono quasi certa abbia la tachicardia. Sarà la corsa, o il senso di colpa.


ANALIZZARE - CONTROLLARE - TRATTENERE: : Questo tipo di violenza la usiamo spesso verso noi stessi anche se abbondano i casi di controllo claustrofobico e maniacale sulla vita altrui a causa di insicurezza e ansia del tutto personali. Il danno più grave causato dal continuo frenarsi per bisogno di capire, analizzare, sviscerare è quello di non lasciarsi vivere. Vorremmo avere tutto sotto controllo, fare sempre la cosa giusta, dare un senso ben preciso ad ogni cosa, situazione ma finiamo col bloccarci e non assaporare più nulla per paura che non ci piaccia o ci possa far male. Rientrano in questo campo le parole non dette, i sentimenti non espressi, le emozioni non provate,i giorni non colti, le notti dormite e le lacrime non piante.


GIUDICARE:  Chi giudica non comprende e chi non vuole comprendere non dovrebbe avere il diritto di esprimere giudizi. Tra le tante, è la violenza più difficile da riconoscere perchè subdola. Il giudizio raramente assolve, più spesso condanna. Lascia segni difficili da mandar via. Insinua dubbi che minano autostime. Il giudizio separa, divide, processa e sentenzia senza alcuna qualifica per farlo. Chi giudica spesso, spesso si sente giudicato.

Ora che abbiamo fatto luce, puntato il faro su violenze che troppo frequentemente ci sfuggono, impegniamoci a riconoscerle nella nostra quotidianità così da smettere di subirle e farle subire.



1 commento:

  1. Bellissima analisi. Che fa riflettere. E detto (scritto) da uno che a far riflettere gli altri (e sé stesso) ci prova sempre, è più che un complimento. Brava, Sofia

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